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Ecomusei e patrimonio culturale: due esempi toscani

Secondo la Carta Internazionale degli Ecomusei “L’ecomuseo è un’istituzione culturale che assicura in forma permanente, su un determinato territorio e con la partecipazione della popolazione, le funzioni di ricerca, conservazione, valorizzazione di un insieme di beni naturali e culturali, rappresentativi di un ambiente e dei modi di vita che lì si sono succeduti”.
Un ecomuseo dunque studia, conserva, ricostruisce, valorizza e – soprattutto – racconta la memoria collettiva e le espressioni della cultura materiale e immateriale di una comunità delimitata geograficamente.

Il termine fu coniato nel 1971 dal museologo francese Hugues de Varine che vi ha individuato per primo uno strumento adatto a rinnovare il sistema museale tradizionale, rivitalizzando il rapporto fra comunità e territorio.
La differenza sostanziale fra un museo tradizionale e un ecomuseo consiste nel grado di coinvolgimento della popolazione che abita il territorio poiché si propone come
un organismo che, pur rivolgendosi anche ad un pubblico esterno, ha come interlocutori privilegiati gli abitanti della comunità.

Sulla scia dell’esempio francese ed europeo, dagli anni Ottanta anche in Italia si sono iniziate a proporre simili iniziative e ad oggi sono numerose le esperienze specifiche finalizzate alla valorizzazione delle tradizioni e dell’identità dei luoghi.

In Piemonte (dal 1995) e in Trentino (dal 2000) la creazione degli ecomusei è regolata da leggi specifiche. Fra le regioni è tuttavia la Toscana ad aver istituito per prima un ecomuseo (quello della Montagna Pistoiese) ed è ora una delle realtà più vivaci nel settore, sebbene anche altre regioni – come l’Umbria (Valnerina) – stiano muovendo i primi passi in questa direzione.

Due esperienze, in particolare, esemplificano bene quali siano strumenti e obiettivi dell’ecomuseo: l’Ecomuseo del Casentino, nato nel 1998 e gestito dalla Comunità Montana, e l’Ecomuseo della Montagna Pistoiese, voluto dalla Provincia di Pistoia fin dal 1989.

L’Ecomuseo del Casentino si articola in sei sistemi, in funzione delle ricerche attivate sul territorio – il Sistema della Civiltà Castellana, del Bosco, dell’Acqua, quello Manifatturiero, quello Agricolo-pastorale e il Sistema dell’Archeologia – sistemi che sono stati sviluppati anche con la realizzazione di piccoli musei locali e centri di documentazione dedicati a temi specifici come il Museo della musica di Talla, il Museo della castagna di Raggialo o il Museo della Polvere da Sparo e del Contrabbando di Chitignano.

La struttura dell’Ecomuseo della Montagna Pistoiese si articola invece in cinque itinerari, volti alla valorizzazione di caratteri territoriali particolari (Itinerario del ghiaccio, Itinerario del ferro, Itinerario dell’arte sacra, Itinerario vita quotidiana, Itinerario naturalistico e della pietra), integrati da laboratori didattici permanenti e workshop periodici.

Per approfondire in rete:
Ecomusei. Patrimonio, territorio, comunità – Regione Piemonte
Osservatorio Ecomusei. Spazio di riflessione sul patrimonio culturale dei territori e sullo sviluppo locale
Padre degli ecomusei e levatrice di sviluppo. Intervista a Hugues De Varine – di Giulio Caresio (“Piemonte Parchi” – n°137 – giugno 2004)

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