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Il papà di Giovanna, di Pupi Avati

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Presentato al Festival di Venezia, l’ultimo film di Pupi Avati è uscito venerdì scorso nelle sale italiane.
Ambientato a Bologna, fra la fine degli anni trenta e gli anni 50, racconta la storia di Giovanna e del suo rapporto, o quasi della simbiosi, con il padre, Michele.

Michele Casali insegna arte nell’istituto superiore dove la figlia adolescente studia. L’uomo si rende conto delle sofferenze quotidiane della giovane, che non si sente adeguata dal punto di vista fisico ai suoi coetanei.

Consapevole della carenza di avvenenza di Giovanna – che si pone in netto contrasto con lo splendore della madre Delia – Michele escogita un modo per fare felice la figlia.
Offre ad uno studente dei buoni voti: in cambio il giovane corteggerà Giovanna, facendola sentire finalmente all’altezza delle coetanee.
Quello che Michele non immagina è che lo studente frequenta la migliore amica di Giovanna. Quando quest’ultima scopre la tresca, in un momento di follia, uccide la compagna.
Rinchiusa in un istituto psichiatrico per l’omicidio, vi rimarrà per ben 7 anni. Solo Michele le rimarrà accanto giorno dopo giorno, mentre la madre rimarrà a Bologna, rinnegando la figlia.
In questo periodo il dramma personale della famiglia Casali si inserisce nelle drammatiche vicende dell’Italia in guerra – che Avati non trascura – fino ad arrivare al decennio successivo, in cui tutta l’Italia cerca di ricostruirsi, e con essa anche il piccolo nucleo familiare di Giovanna, Michele e Delia

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