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Daphne Museum apre all’arte contemporanea con “Grande Napoli Arte”

Fino al 27 giugno, al Castel Nuovo Maschio Angioino di Napoli, l’establishment dell’arte partenopea in una carrellata di circa 30 maestri dell’arte del Novecento che hanno dato alla città di Napoli grandi lustri innalzandola verso scenari della poetica artistica internazionale. Una collezione privata gestita dal Daphne Museum, museo archeologico, che apre i suoi progetti espositivi anche con una sezione di arte contemporanea.

Già dalla lettura dei nomi si intuisce come la rassegna ha lo scopo di mettere a confronto artisti affermati di generazioni e linguaggi diversi, come senso di continuità tra presente e passato, con alcuni artisti che hanno vissuto e operato a Napoli nella prima metà del novecento e altri nella seconda metà. L’esposizione intende far conoscere soprattutto alle nuove generazioni taluni artisti, napoletani di indiscussa qualità, rappresentativi dell’arte del ‘900 che hanno avuto la sfortuna di operare in un territorio che non ha saputo valorizzarli, ancora oggi, nonostante la presenza degli stessi sul mercato nazionale e internazionale.

In mostra saranno esposte opere di Armando De Stefano, Renato Barisani, Elio Waschimps, Bruno Donzelli, Antonio Asturi, Gianni Strino, Eduardo Dal Bono, Gennaro Villani, Emilio Notte, Luciano Caruso, Salvatore Emblema, Rubens Capaldo, Domenico Spinosa, Giuseppe Ciavolino, Evan De Vilde, Giuseppe Casciaro, Mario Sangiovanni, Lucio Del Pezzo, Carlo Cordua, Elio, Luigi e Rosario Mazzella, Mario Persico, Roberto Carignani, Andrea Bisanzio, Carlo Striccoli, TTozoi, Errico Placido, Gaetano Bocchetti.

Una collettiva di circa 30 artisti selezionati con attenzione, da interpretare come una significativa dichiarazione d’intenti del Museo per indagare una fase particolarmente fervida, che vide all’avanguardia della ricerca artistica, una schiera di pittori e scultori, che seppero portare lo sguardo ben oltre i confini provinciali e collegarsi a quanto accadeva sulla scena internazionale. Per riuscire a capire le composizioni presentate, bisogna necessariamente guardare l’attività retrospettiva, ovvero il “viaggio” di ciascun artista nell’arte, per connettersi nel dinamismo delle rappresentazioni che riescono a comunicare attraverso il rigore formale.

Una sintesi espressiva leggera capace di particolare raffinatezza e originalità, resa con pennellate incantatorie e fluide, come avviene per i dipinti di alcuni artisti in mostra ancora legati all’idea dell’immagine della natura. Questa però scompare totalmente per dare spazio al colore e all’assottigliamento della profondità spaziale fino ad arrivare ad altri lavori degli ultimi anni, dove con addensamenti materici, ridotta gamma cromatica, figure emblematiche e allarmanti, gli artisti dividono lo spazio in partiture geometriche che si ritroveranno poi nelle loro ricerche concettuali. Un percorso intrapreso coraggiosamente per dare alla luce un’attualità incalzante con segni e figure che diventando nei dipinti e nelle sculture, immagini che fanno riflettere sulla precarietà, incubi, contraddizioni e antinomie.

La mostra è corredata da un prezioso catalogo edizione Daphne Museum con testi critici di Evan De Vilde, Sabrina Monaco, Federica Signoriello.

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