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Libri: Lev Tolstoj, «La sonata a Kreutzer»

Quando un violino e un pianoforte si incontrano e dalla loro unione nasce la perfetta sintonia, il destino, geloso e insofferente agli happy ending, tenta di destabilizzare quel fragile equilibrio. Siamo a Vienna nel 1803 circa. Il pianoforte in questione si chiama Beethoven e il violino è Bridgetower; l’intesa riscuote enorme successo, ma, dopo gli applausi, l’atmosfera goliardica, un bicchiere di troppo ed apprezzamenti smaliziati alla donna sbagliata, tirano una micidiale stecca al tutto. E fu così che dalla Bridgetower Sonata si passò alla Sonata dedicata a Kreutzer, violinista parigino, che, ironia della sorte, non eseguì mai quel brano considerandolo troppo difficile.

Più di ottant’anni dopo Tolstoj ricava dalla melodia –fatto singolare dal momento che era solito avvenire il contrario– il titolo per il suo romanzo più breve che, letto in filigrana con la vicenda personale dell’autore, regala il più completo quadro di vita matrimoniale dell’epoca, superiore persino all’Anna Karenina.

«Una delle più penose condizioni per i gelosi (e gelosi sono tutti nella nostra vita di società) è trovarsi costretti a quelle relazioni mondane che mettono in una grande e pericolosa intimità gli uomini e le donne… Le persone si occupano insieme della più nobile tra le arti, la musica: perciò è necessaria quella tale intimità, e quell’intimità non ha nulla di biasimevole: soltanto un marito scioccamente geloso può vedervi qualcosa di male».
Lo sciocco marito, tuttavia, soffocato dal suo stesso delirio che sibila e instilla nell’orecchio l’odioso tarlo del dubbio, non può tenere le mani a freno. Pazzia, furore, sgomento e rimorso: il vaso di Pandora trascina di nuovo tutto dentro di se e nel vagone del treno si respira un’aria di tensione; «e intanto tutti sanno che proprio a mezzo di occupazioni, e specialmente della musica, avviene la maggior parte degli adultèri nel nostro mondo».

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