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Restauri: la Galleria di Alessandro VII al Quirinale

Dopo un lungo restauro che ha riportato alla luce l’assetto seicentesco della decorazione pittorica, la Galleria di Alessandro VII al Quirinale sarà nuovamente aperta al pubblico a partire da domenica 16 ottobre.

Fra 1656 e 1657, Alessandro VII Chigi decise di far decorare le pareti della Galleria nell’ala sista del Palazzo del Quirinale e affidò l’incarico all’ormai sessantenne Pietro da Cortona. Il pittore si dedicò al progetto e alla supervisione dei lavori di decorazione, ingaggiando alcuni dei migliori pennelli del barocco romano: Ciro Ferri, Johann Paul Schor, Pier Francesco Mola, Guglielmo Cortese, Carlo Maratta e molti altri.

Originariamente lunga 70 metri, la Galleria fu radicalmente modificata intorno al 1812 da Raffaele Stern, che la suddivise in tre diversi ambienti (le attuali Sala degli Ambasciatori, Sala di Augusto e Sala Gialla), per realizzare gli appartamenti di Maria Luigia d’Austria.

Il restauro, che ha interessato le tre sale, ha consentito di riportare alla luce ampi brani pittorici realizzati alla metà del seicento e mascherati successivamente da scialbature e da pesanti tappezzerie che coprivano la metà inferiore delle pareti. In particolare, sul lato del cortile d’Onore, erano state tamponate le finestre originarie, eliminando la simmetria delle aperture e riducendo drasticamente la luminosità degli ambienti.

Il restauro, che ha visto la rimozione dei tessuti e dello scialbo, la demolizione delle tamponature e la pulitura e reintegrazione a tratteggio degli affreschi, ha così riportato allo splendore originario gli ambienti della Galleria. La scansione della decorazione pittorica lungo le pareti si è inoltre rivelata aderente a quella progettata dal Cortona e documentata da alcuni disegni conservati a Berlino: riquadri figurati recanti storie bibliche, raccordati da elementi decorativi a monocromo, costituiti da alte zoccolature sulle quali poggiano colonne binate, alternate a coppie di figure maschili di squisita qualità pittorica.

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