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Triennale Design Museum: gli specchi di Gabriele DeVecchi

Triennale Design Museum: gli specchi di Gabriele DeVecchi
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Fino all’8 marzo La Triennale di Milano propone “Gli specchi” di Gabriele DeVecchi, una selezione di opere del designer e orafo Gabriele De Vecchi. Le diverse tipologie di prodotto proposte sono tutte realizzate in argento e vengono definite specchi proprio per le caratteristiche riflettenti della loro superficie che costituiscono il fulcro attorno al quale ruota la ricerca di DeVecchi.

Designer, architetto, orafo e artista, DeVecchi vive e lavora a Milano dove è nato nel 1938. Nel 1959 fu tra i fondatori del gruppo T. Attualmente è docente di basic design presso la Facoltà di Design e Arti dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Nel proprio laboratorio milanese si occupa di design applicato a manufatti in argento, oro, porcellana e vetro.

SPECCHI
«Produrre beni d’uso non è più un compito dei mestieri artigiani, ma il pensiero artigiano è ancora attivo e si è convertito alla produzione di beni comunicativi. Il nuovo ruolo ha richiesto ai mestieri un approccio progettuale rivolto a rintracciare e sperimentare possibili logiche di relazione tra i materiali e il pubblico. L’attenzione si focalizza sulla pelle dei materiali, incline a sollecitare e soddisfare la mobile e molteplice aspettativa dei sensi più di quanto possa fare una forma.
E’ questa metamorfosi che narrano i miei oggetti in argento, un materiale storicamente usato per realizzare forme. Le tecniche costruttive ancora oggi ripetono gli atti dello scultore, ma l’azione del plasmare la superficie dell’oggetto rivela progressivamente, sotto al biancore dell’ossido, lo specchio. L’argento è specchio per vocazione naturale: la sua molecola è riflettente e ogni finitura che non sia lucente necessita di interventi artificiali di carattere fisico o chimico relativamente effimeri. Nell’oggetto specchio ciò che sente la mano non corrisponde a ciò che vede l’occhio. Nel contrasto simultaneo tra forma reale e immagine virtuale operano l’ambiguità poietica e l’energia cinetica in cui sta la chiave per la costruzione di un possibile rapporto dialogico, di relazione e scambio, tra artefatto e spettatore. Il progetto di ogni oggetto mira a far giocare i sensi con lo specchio, sperimentando la varietà dei fenomeni: di trasmissione del raggio luminoso, di riduzione a unità dello spazio reale con quello riflesso, di moltiplicazione delle immagini reali e virtuali, di trasformazioni anamorfiche delle immagini e del loro cangiare a velocità angolare.
Preferisco chiamare specchi e non oggetti i miei artefatti perché non perseguo innovazione morfologica o tipologica. Forma e tipologia conseguono alla possibilità di produrre e comunicare immagini imprevedibili in continua variazione, determinate dal rapporto d’interazione tra oggetto e osservatore in movimento. Gabriele DeVecchi»

Gli specchi di Gabriele De Vecchi
3 febbraio – 8 marzo 2009
Triennale di Milano

Immagini:
1. Concava e Convessa, scatole, 1981, photo Alfieri.
2. Exagon, candeliere, 1962, photo Leo Torri.
3. Honia, lampada, 1970, photo Leo Torri.
4. Ritratto Gabriele De Vecchi, photo Leo Torri.

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